Gentile direttore, con ogni gentilezza
Gentile direttore,
casualmente ho ricevuto l’email della Plataforma 15 Sin Tambor, col quale di tanto in tanto mi trovo in disaccordo anche su questioni capitali senza che scemi l’affetto e la stima che nutro nei loro confronti. La questione della tamborrada nei termini in cui la pone la Plataforma è fondamentale. Non la sottovaluti. Non trascuri di valutarla con l’opportuna concentrazione.
Da parte mia, non solo mi sento di sostenere ad adiuvandum gli argomenti di 15 Sin Tambor dicendo che la più grande rivoluzione del futuro sarà quella in cui la specie umana abbasserà il rumore che produce nel pianeta di 15-21 decibel, ma vorrei affiancare una proposta che potrebbe – se presentata con la giusta leggerezza, dare una svolta alla depressione morale e spirituale che avvolge la Spagna (per via della crisi) e l’Italia (per via del manifesto masochismo, della stupidità. della vigliaccheria che vi sono dominanti): propongo di cambiare il nome di Donostia/San Sebastian in Tragatupi. Sono serissimo, mi creda. E’ una proposta che ho giù inoltrato al sindaco di Roma, proponendo il nome di Ochombo per la città eterna. Si tratta, posso riconoscerlo in linea di principio, di un’iniziativa in apparenza provocatoria e dal sapore goliardico, se letta superficialmente, ma la prego di considerare a mente fredda il beneficio straordinario in termini di ironia, gioco, reinvenzione, articolazioni di fantasia che un simile evento provocherebbe nella popolazione intera. Sarebbe una straordinaria occasione per reinventarsi, per mettere in moto tante energie contratte e schiacciate dal peso della storia e della cosiddetta tradizione. Festeggiare va bene, ma perché non farlo senza tamburi e a ogni cambio di nome?
Sono piuttosto convinto che ogni località dovrebbe cambiare il proprio nome almeno almeno una volta l’anno come dovrebbero farlo tutte le persone civili che amano la libertà dalle parole e dalla storia.
Con ogni gentilezza,
Gianmarco Serra